Yeah, science…come la patata fu accettata nel mondo occidentale
La premessa è sempre la stessa, e ci scusiamo se ci ripetiamo.
Il modello alimentare attuale è insostenibile, sia dal punto di vista etico, sia dal punto di vista degli effetti sulla salute delle persone, sia da un punto di vista ambientale. Lo dicono i numeri, lo dicono le evidenze, lo dice la scienza.
In questo articolo, però, non parliamo, come fatto in altri post passati, delle possibili soluzioni alle quali le aziende alimentari più innovative e lungimiranti stanno lavorando da qualche anno.
Ci limitiamo solamente a citare alcuni dei possibili prodotti nei quali il settore del cosiddetto Foodtech, che si occupa di innovazione in ambito alimentare, sta maggiormente investendo:
- Gli alimenti completi (“Complete foods” – i pasti sostitutivi di nuova generazione di cui Bivo, unico prodotto italiano di questa categoria, fa parte)
- Carne a base vegetale (“Plant based meat”)
- Carne cresciuta in laboratorio (“Lab grown meat”)
- Alimenti a base di insetti
Di tutte le categoria di nuovi prodotti appena nominate, troverete numerosi articoli nella sezione del nostro blog dedicata all’Innovazione alimentare.
Alcuni degli alimenti sopra descritti incontrano la diffidenza di una parte delle persone (forse i Complete foods meno, essendo in fin dei conti “meno strani” degli altri presenti nella lista). Il rapporto che abbiamo con il cibo, infatti, è molto intimo. Serve un alto grado di fiducia all’uomo prima di voler mangiare una cosa nuova…ed è giusto che sia così: siamo quello che mangiamo. E’ uno dei motivi per cui il nostro prodotto, Bivo, seppur innovativo utilizza solamente ingredienti naturali e di origine vegetale.
In questo articolo, invece, vi raccontiamo una storia. Cercheremo di raccontarvi come è avvenuta l’introduzione della patata, un alimento oggi considerato normalissimo nella dieta delle popolazioni occidentali.
La patata, come molti sanno, è originaria del Sud America. Fino alla scoperta del continente sudamericano, la patata era totalmente ignota alla popolazione Europea. La sua scoperta fu accolta con enorme scetticismo. Portata nei primi anni del 1500 nel Vecchio Continente la sola idea di poterla mangiare incontrava critiche asprissime per le ragioni più fantasiose. C’era chi considerava il nuovo tubero come un alimento del Demonio, in quanto non veniva mai nemmeno nominato nella Bibbia. Altri ne avevano ribrezzo, per via dell’apparenza rugosa e di certo non elegante. Altri ancora ne avevano paura, convinti che fosse portatrice di malattie, in particolare di lebbra, dato che le mano dei lebbrosi assomigliano tanto alla superficie di una patata. L’opposizione alla patata era così forte che nemmeno le numerose carestie erano in grado di convincere la popolazione a mangiare le patate. Ricordiamoci sempre che parliamo di epoche nelle quali la principale preoccupazione della popolazione europea era, dalla mattina alla sera, trovare qualcosa da mangiare per sopravvivere: morire di fame non era una cosa rara per una grossa fetta della povera popolazione europea. Eppure, della patata non ne voleva sapere nessuno, e il tubero veniva utilizzato esclusivamente per dare da mangiare ai maiali.
Dopo aver iniziato la coltivazione delle patate in Europa era però evidente la loro grande resa energetica, e la loro maggiore efficienza rispetto alle coltivazioni cerealicole classiche. D’altra parte, la patata è davvero un alimento molto efficiente, in grado di fornire molte calorie e di richiedere poca terra per la propria coltivazione. Questo è vero tutt’oggi, tanto che la NASA sta ipotizzando di utilizzare proprio le patate come coltivazione preferita per le future missioni umane su Marte.
Come avvenne quindi l’introduzione della patata nell’alimentazione dell’uomo occidentale?
Sostanzialmente, furono tre i fattori decisivi.
Il primo fu il tempo. Pensate che la patata, arrivata in Europa nel 1500, iniziò ad entrare nella dieta delle persone alla fine del 1700: parliamo di quasi tre secoli!
Il secondo fattore fu quello relativo all’azione di alcuni pionieri, che oggi, al tempo di Facebook e Instagram, chiameremmo degli “Influencers”. Il più famoso fu un farmacista francese, Antoine Augustin Parmentier. Tenuto prigioniero in giovane età in Prussia, fu costretto in cella a mangiare per un lungo periodo di tempo quasi esclusivamente patate. L’obiettivo dei suoi aguzzini era punire Antoine… Il quale ben presto si accorse che la sua salute, una volta uscito di prigione, non aveva subito alcuna conseguenza negativa. Anzi, guardando con occhio razionali alle conseguenze che le patate avevano avuto su stesso, Antoine decise di approfondire scientificamente gli effetti di questo alimento sulla salute umana. I suoi studi conclusero che la patata non solamente non era nociva, nè portatrice di malattie, ma poteva essere una soluzione fondamentale per risolvere il problema alimentare di gran parte della popolazione francese più povera. Le evidenze scientifiche portarono alla “legalizzazione della patata”: pensate che fino a quel momento era stata dichiarata non commestibile dall’uomo perfino in una legge francese del 1748, che accusava il tubero di diffondere malattie.
La sua battaglia per portare le persone ad accettare di mangiare patate è ricca di episodi interessanti.
Antoine agì ai livelli più alti. Convinse l’Università Sorbonne (La Sorbona), inizialmente scettica, a dichiarare la patata come un alimento sicuro. Coinvolse persino il Re, che decise di aiutarlo: un fiore di patata venne messo sulla parrucca della Regina in diverse cerimonie ufficiali.
Con un colpo di genio, Parmentier richiese che alcuni campi coltivati a patate venissero fatti presidiare di giorno da militari armati, così da convincere la popolazione di quanto la patata fosse di valore. Quest’ultimo stratagemma convinse diverse persone ad andare di notte a rubare le patate stesse, e contribuì a far circolare la voce sul loro valore.
Parallelamente, Parmentier iniziò una serie di eventi pubblici, nei quali intere cene con piatti a base di patate venivano organizzate tra la popolazione più ricca ed influente, con ospiti internazionali. A una di queste cene partecipò anche Benjamin Franklin, che fu così colpito da questo alimento da divenire un altro “pioniere della patata”, ma in terra americana.
Il terzo elemento fu senz’altro il gusto. Come fare a rendere un nuovo alimento popolare? Renderlo buono. Fu infatti l’invenzione delle patate fritte (non per nulla in inglese si chiamano “French fries”, patate francesi) una delle spinte maggiori alla diffusione di questo alimento tra tutti i livelli della società europea.
L’effetto dell’introduzione della patata nella dieta degli europei fu enorme. Pensate che la popolazione della sola Irlanda passò da 500 mila persone nel 1660 a oltre 9 milioni nel 1840!
Tutto bene quindi? Non proprio…la storia della patata ci insegna anche quanto l’equilibrio sia importante nell’introduzione delle innovazioni alimentari. Proprio in Irlanda, nel 1845 prima e nel 1846 poi ci furono due anni consecutivi di totale fallimento del raccolto di patate. Tali raccolti avevano però sostituito quasi tutto il resto. Quasi ogni campo era coltivato a patate, e il risultato dei due anni di grande declino produttivo fu disastroso: oltre 1 milione di irlandesi morirono di fame, oltre 1 milione furono costretti ad emigrare.
Insomma, la storia della patata ci può insegnare molto su come può essere introdotto un nuovo alimento nella dieta delle persone. Quali sono le cose da fare per aiutarne la diffusione, quali gli errori da evitare affinchè non vi siano conseguenze negative.
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Fonte: Podcast del The Economist (in lingua inglese)