Collaborazione con Italia Startup
All’inizio del nostro progetto – subito dopo aver terminato lo sviluppo della formula di Bivo – ci siamo messi alla ricerca degli ingredienti che ci servivano per realizzare il prodotto e dei fornitori che potessero produrre per nostro conto il primo complete food italiano. Abbiamo fatto quello che avrebbero fatto in molti: una prima ricerca su google e poi una valanga di mail in cui spiegavamo che eravamo una start-up, il nostro progetto, ecc. ecc. ecc. Risultato? Zero risposte.
Ma non ci siamo persi d’animo, ci siamo detti: proviamo con il vecchio metodo della telefonata al centralino… superato il primo step (magari non proprio al primo tentativo) avevamo il modo di parlare con il commerciale o con la segretaria di turno. Solitamente le telefonate erano abbastanza standard ma in tutte le nostre conversazioni c’era un comun denominatore: appena utilizzavamo l’espressione “start-up” l’interesse del nostro interlocutore scemava e addirittura la telefonata terminava dopo qualche altro breve scambio di informazioni.
All’inizio non avevamo capito che il problema fosse proprio l’espressione “start-up”, ma poi un bel giorno la spiegazione ci è arrivata, chiara come il sole. “La nostra azienda non è interessata ad un alcun rapporto perché non vi abbiamo trovato sulle Pagine Bianche”… Le Pa-gi-ne-Bi-an-che!
Da quel giorno abbiamo deciso che ci saremmo definiti una “piccola impresa vicentina fondata da pochi mesi”… A quel punto era chiaro che le Pagine Bianche avrebbero inserito il numero della nostra sede nell’edizione dell’anno successivo.
In Italia purtroppo le aziende pensano alle start-up come dei progetti sviluppati da ragazzini che abbozzano un’idea e provano a vedere se funziona. Lo Stato, invece, addirittura valuta se tu possa definirti o meno start-up. Eh sì, nel Paese della burocrazia una sorta di commissione valuta se tu puoi o meno fregiarti del titolo di “startup innovativa” che vengono definite a norma di legge come “società aventi come oggetto sociale lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico”. Dopo oltre tre anni di tira e molla burocratico oggi possiamo fregiarci di questo titolo e possiamo ufficialmente definirci una startup innovativa.
Anche per le difficoltà che abbiamo incontrato, raggiunto lo status di startup, abbiamo deciso di entrare a far parte di Italia Startup, l’associazione no profit che rappresenta, sostiene e da voce all’ecosistema dell’innovazione italiana. Si tratta di un’organizzazione fondata nel 2012 da imprenditori, incubatori, investitori, startupper, industriali ente e aziende che credono nel rilancio dell’Italia e nella creazione di un nuovo tessuto imprenditoriale. Perchè il nostro Paese, terra natia di inventori in passato, ha perso la sua vena creativa e rivoluzionaria? Perchè le start-up italiane si spostano in Inghilterra, in Svizzera o Oltroceano per poter crescere?
Noi, nel nostro piccolo, grazie all’esperienza fatta con il nostro progetto, abbiamo varie risposte a questa domanda (magari scriveremo un libro sul tema, con gli aneddoti più interessanti e tragicomici). Noi abbiamo deciso di rivendicare il nostro made in Italy, rimanendo nella nostra città. Siamo felici di aver trovato supporto in Italia Startup che, come noi, crede che sia necessario stimolare le nuove generazioni a creare il proprio futuro realizzando progetti d’impresa. Per fare questo Italia Startup ha tra i suoi obiettivi quello di valorizzare le giovani iniziative imprenditoriali, avvicinare il mondo degli “startupper” a quello della grande impresa italiana e quello, forse il più importante di tutti, di creare un ambiente favorevole all’innovazione e alle imprese innovative, facendosi portavoce dei loro bisogni e interessi. Abbiamo deciso di far parte di questa realtà perchè crediamo che il raggiungimento di questi obiettivi sia cruciale per il futuro del nostro Paese.
PS: Non cercate il nostro numero sulle Pagine Bianche perchè non è ancora presente 🙂