La storia del CAI (Club Alpino Italiano)
Il Club Alpino Italiano, a tutti noto con il nome di CAI, è stato fondato ufficialmente il 23 Ottobre del 1863 a Torino.
La sua fondazione ufficiosa risale tuttavia risale a qualche mese prima: al 12 agosto dello stesso anno. In quella data infatti quelli che sono i fondatori del CAI – Quintino Sella, Giovanni Baracco, Paolo e Giacinto di Saint Robert, decisero di dare vita al Club Alpino Italiano. Questa associazione, antica quasi quanto il nostro Paese, “ha per scopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale” – come recita il primo articolo dello Statuto.
Si tratta oggi di un’associazione di dimensioni enormi, che arriva a contare oltre 320 mila soci suddivisi in 510 sezioni e 310 sottosezioni.
Ma vediamo di cercare di capire come l’associazione fondata nel 1863 sia arrivata a contare un numero così elevato di iscritti in un secolo e mezzo di storia. Uno dei motivi è la sua capillare diffusione in tutto il territorio nazionale: la fondazione della sezione del CAI di Napoli è datata 1871, pochi anni dopo la fondazione della prima sezione a livello nazionale. In quell’epoca riuscire ad avere una diffusione a distanze così elevate non era cosa semplice. Questa propagazione in tutta Italia fu possibile attraverso la diffusione dell’alpinismo tra la borghesia grazie ad un bollettino e una rivista specializzati. Un’altra iniziativa culturale che bene esprime l’importanza per il nostro Paese del CAI è la Guida dei Monti d’Italia, iniziata nel 1908, e che, con i 63 volumi attuali, è la più completa risorsa conoscitiva sui nostri monti da un punto di vista geografico e geologico. Ma il contributo del CAI riguarda anche aspetti più concreti. Pensate che prima del 1900 in Italia esistevano 57 rifugi alpini, oggi sono 750.
La storia del CAI si intreccia naturalmente con quella del nostro Paese. 1915, l’Italia scende in guerra contro l’Austria e il presidente del CAI invita tutti gli iscritti al “fiero cimento”. Oltre duemila soci rispondono alla chiamata del presidente e troveranno la morte sulle tanto amate Alpi, che in quegli anni divennero teatro di atroci sofferenze cessando, almeno momentaneamente, di essere quel luogo magico ed incantato che è per tutti gli amanti della montagna.
Durante l’epoca più buia della Storia del nostro Paese, il Ventennio fascista, il CAI diviene parte del CONI perdendo in parte la sua autonomia. Negli anni della Seconda Guerra Mondiale le attività del CAI sono molto ridotte per ovvi motivi; ma dal 1944 le attività del CAI riprendono con nuovo slancio sia sul fronte della Resistenza che su quello della ricostruzione. I conflitti bellici infatti non hanno risparmiato i rifugi alpini, spesso trasformati in quartieri generali delle armate partigiane, a volte distrutti o danneggiati dalle milizie nazi-fasciste.
Gli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale sono anche quelli del boom di adesioni al Cai che passano da circa 30mila a quasi 100mila in un batter d’occhio. Questo successo è dovuto anche ad una spedizione alpinistica organizzata dal CAI che ebbe clamore mediatico mondiale: la conquista del K2, la seconda vetta più alta del mondo.
Nello stesso anno un altro importante avvenimento contraddistingue la storia del CAI: la fondazione del Soccorso Alpino, oggi chiamato “Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico” con lo scopo di “”vigilanza e prevenzione degli infortuni nell’esercizio delle attività alpinistiche, escursionistiche e speleologiche, al soccorso degli infortunati o dei pericolanti, e al recupero dei caduti”. Questa importante attività è oggi di radicale importanza per chiunque ami la montagna: pensate che ogni anno vengono effettuate 5-6000 operazioni di soccorso, e che una minima parte di essi sono nei confronti di iscritti al CAI. Il CAI è oggi una struttura fondamentale per la pubblica utilità che conta 269 stazioni di soccorso, centinaia di medici e migliaia di volontari in tutta la Penisola.
Altre organizzazioni importanti sono le scuole del CAI, per la formazione di chi da giovane vuole cimentarsi con l’alpinismo, che conta oltre 2000 istruttori. Oltre a ciò, ricordiamo le 1450 guide professioniste e i tecnici qualificati nella prevenzione delle valanghe.
Da qualche mese ormai prosegue una collaborazione che vede protagonisti il CAI e noi di Bivo. Per tutti gli iscritti al CAI infatti inserendo il codice sconto “CAI” tra le note dell’ordine abbiamo riservato un fantastico omaggio: acquistando un pacco di Bivo gli iscritti CAI riceveranno in omaggio 4 buste (una per ogni gusto Bivo).
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