Nessuno la cercava: sopravvivere due notti in un crepaccio
di Kyt Lyn Walken
Tra tutte le storie miracolose di sopravvivenza, quelle che ci stupiscono – a ragione – maggiormente riguardano forse alcune persone la cui inesperienza, unita ad un certo livello di incompetenza, sono del tutto imperdonabili.
Ecco, questa è una di quelle storie. Quelle dove la classica “fortuna del principiante” è stata davvero eclatante.
Eppure tutti siamo stati principianti: nel Trekking, nel Survival, nel Climbing, nel Tracking o in qualsiasi altra attività. Lo siamo stati perchè è inevitabile, e perchè dagli errori si impara sempre, se ne si esce vivi.
Questa è la storia (recente, risalente allo scorso Agosto) di una turista russa residente in Germania, di cui sulle maggiori testate non sono state riportate le generalità.
Tutto va male fin dall’inizio, per la donna. Ci troviamo nei pressi del ghiacciaio del Grenz, quota 4000, sul versante Nord Ovest del Monte Rosa.
23 Agosto 2020.
Almeno, noi lo sappiamo che sarebbe andata male, visto il suo abbigliamento: in shorts corti, senza ramponi, picozza, corde e senza capi aggiuntivi per ripararsi dal freddo. Il preludio di una tragedia quasi del tutto assicurata.
A fine agosto la turista parte dal Rifugio Monte Rose “Hutte” (quota 2883 m). I proprietari e gli altri escursionisti la notano, e le raccomandano vivamente di non proseguire oltre, senza ottenere successo: la donna infatti prosegue verso il ghiacciaio, dove accade l’inevitabile.
“Fino a qui, tutto bene“, avrà probabilmente pensato. Fino a qui, tutto bene. Ma sotto il Colle del Lys una voragine stretta e profonda la inghiotte, facendola scivolare a 15 metri di profondità, sopra ad un ponte di neve che attutisce la caduta rovinosa.
NDR: ecco la foto reale della voragine dove è caduta la turista
Da quel momento la sua baldanza e i suoi vestiti leggeri sono travolti dal gelo, dal buio, da un torvo silenzio.
Nessuno si è messo a cercarla, non avendo palesato le sue intenzioni. Sciogliendo il ghiaccio in bocca passa la prima notte. Ma con l’arrivo del giorno ancora silenzio, ancora freddo. L’ipotermia avanza portandola verso la seconda notte.
La mattina seguente, alcuni alpinisti sentono dei lamenti e chiamano immediatamente l’Air Zermatt.
La donna viene trovata addirittura in un stato di lieve ipotermia (34 gradi).
“Non abbiamo mai assistito a un salvataggio del genere negli ultimi 20 anni. È stato un miracolo“, dichiara poi Air Zermatt sulla pagina Facebook.
“L’essere rimasta illesa nella caduta l’ha sicuramente facilitata, perché se avesse avuto un trauma e perso conoscenza l’ipotermia si sarebbe manifestata in modo più evidente. Invece, riuscendo in qualche modo a muoversi, mantenendo una certa attività muscolare, probabilmente è riuscita a tenere la temperatura corporea a valori non troppo bassi” ha dichiarato Guido Giardini, responsabile dell’ambulatorio di Medicina di montagna dell’ospedale di Aosta.
Gli incidenti in montagna sono purtroppo comuni, e solo la nostra esperienza, la conoscenza dei nostri limiti e il rispetto per la montagna possono mitigarli e permetterci di superarli nella maniera migliore.
Bivo è con voi. Come parte della vostra esperienza, come risorsa e come strumento per superare le difficoltà quando esse si presentano come inevitabili.
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